Roma nun fà la stupida stasera, damme 'na mano a faje di de si. Scegli tutte le stelle più brillarelle che poi e un friccico de luna tutta pe' noi.....
Sono queste le liriche d'esordio della canzone famosa nel mondo: “Roma nun fa la stupida stasera”, testo di Garinei e Giovannini, musiche di Armando Trovajoli, tratta dalla commedia musicale Rugantino scritta da Garinei & Giovannini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, collaborazione artistica di Luigi Magni, che debuttò il 15 dicembre del 1962 al Teatro Sistina di Roma, interpreti: Nino Manfredi (Rugantino), Aldo Fabrizi (Mastro Titta), Lea Massari (Rosetta), Bice Valori (Eusebia), e ancora: Toni Ucci, Marisa Belli, Carlo Delle Piane, Lando Fiorini e tanti altri. Un cast di grande valenza artistica attinto dall’ importante riserva del cinema e del teatro italiano di quegli anni (Nino Manfredi e Aldo Fabrizi, in particolare, avevano avuto già importanti affermazioni nel cinema, il primo con gli albori di quel genere che poi sarà denominato “commedia all'italiana”, oltre ad una notorietà presso il pubblico televisivo a causa di una famosa “Canzonissima” con Delia Scala e Paolo Panelli firmata proprio da Garinei & Giovannini, Fabrizi con la consacrazione nell'immediato dopoguerra con il capolavoro del neorealismo “Roma città aperta” di Rossellini. Tra l'altro per Aldo Fabrizi quella fu l'occasione di tornare a calcare le scene teatrali dopo 17 anni di assenza).
Il duo Garinei & Giovannini, non era nuovo a creare cast di attori e cantanti di ineguagliabile bravura per i loro spettacoli. Ha scritto Enzo Biagi: " che nomi nelle locandine dei loro spettacoli: il Quartetto Cetra, con la grazia di Lucia Mannucci, le Bluebell, con gambe che come la Provvidenza, arrivavano ovunque, Wanda Osiris, una leggenda che dialogava con Alberto Sordi, nella parte agra di un guitto da avanspettacolo; le gemelle Kessler, dimostrazione vivente delle infinite possibilità dei cromosomi; un'altra coppia indimenticabile, Delia Scala, vibrante, gentile, limpida e Walter Chiari, quanto talento buttato con generosa incoscienza alle platee; Marcello Mastroianni, nientemeno, un simbolo, nella quasi ovvia parte di Rodolfo Valentino; Nino Manfredi, Paolo Panelli e Bice Valori; un inno all'allegria. E ancora Renato Rascel, un corazziere piccolo piccolo, che pareva nato dalle invenzioni di Chaplin e di Cecov; e Johnny Dorelli, strappato alla canzone, che ricorda anche un De Sica garbato interprete di piccole umanissime avventure; e Gino Bramieri, così bravo che non ho mai capito perchè il cinema non gli abbia offerto anche ruoli drammatici; e l'Aldo Fabrizi di Rugantino, e il Modugno di Rinaldo in Campo e poi quello straordinario attore, ballerino, imitatore, narratore di storie che è Enrico Montesano. A tutti Garinei e Giovannini hanno offerto la grande occasione: non hanno mai sbagliato un copione o una regia, hanno sempre rispettato il pubblico, hanno segnato i nostri palcoscenici e anche il costume. Ci sarà sempre qualcuno che nel dirigersi verso la stazione "Termini" fischietterà "Arrivederci Roma" o qualche giovane innamorato che si improvviserà un improbabile Rugantino cantando "Roma nun fa la stupida stasera" per far colpo sulla sua fidanzata. “(Tratto da: https://www.ilsistina.com/pages/teatro_storia.aspx).
Pietro Garinei e Sandro Giovannini, entrambi giornalisti, già nella Roma del 1947, ancora occupata dagli Americani, nella quale, come in altre città d'Italia, imperversava il mercato nero ed aveva come simboli gli sciuscià (da qui il famoso film di Vittorio De Sica dal titolo Sciuscià, appunto), iniziano una carriera legata al Varietà e alla musica, ideandone fulminanti sketch e anche le parole di molte canzoni. Veri geni del genere leggero intuiscono il cambiamento dei tempi e la svolta teatrale della Rivista, scrivendo e inventando nel 1952 la prima commedia musicale all'italiana Attanasio cavallo vanesio con Renato Rascel, sulla scorta dei modelli americani del genere, pur adattandoli alla creatività nostrana, meno “kolossal” e più contenutistica. Lo spettacolo si rivela un successo e la “ditta” Garinei & Giovannini scriverà e dirigerà, nell'arco di trent'anni, numerose commedie musicali di successo, eleggendo come tempio delle loro rappresentazioni il Teatro Sistina.
La commedia musicale Rugantino – che ha avuto anche una versione cinematografica nel 1973 con la regia di Pasquale Festa Campanile, interpreti principali: Adriano Celentano e Claudia Mori - dal 1962 ad oggi ha avuto molte versioni (citiamo i vari interpreti maschili: Toni Ucci, che nella ripresa della versione del 1962 sostituì Manfredi, Enrico Montesano nel 1978, Valerio Mastandrea nel 1998, Michele La Ginestra nel 2001, Enrico Brignano nel 2010) affermandosi anche sui palcoscenici di Broadway. Un successo incredibile e inossidabile nel corso degli anni, con le melodie di Armando Trovajoli (Roma nun fa la stupida stasera, Ciummachella, Tirollalero, ecc.) che sono entrate a buon diritto nell'immaginario collettivo e nella storia della musica leggera italiana.
Rugantino esordisce nel 1962, appunto, in una Italia che sta vivendo i primi ed esaltanti anni del boom economico e in una Roma, in particolare, in cui si sono già accese le luci della “dolce vita”. Infatti la Roma descritta da Federico Fellini nel 1960 con “La dolce Vita”, film oggetto di vero culto mondiale, è una città che vive i grandi successi dell'industria cinematografica (gli stabilimenti di Cinecittà competono con la mecca del cinema hollywoodiano, e in essi vengono girati anche alcune importanti produzioni cinematografiche straniere) con una miriade di attori italiani ed esteri che vi sbarcano, sciamando nelle profumate notti romane tra ritrovi e bar alla moda che li accolgono a braccia aperte. Via Veneto con i suoi locali chic, ad esempio, sono un po' il simbolo dell'allure di quegli anni che viene raccontata anche da Ennio Flaiano nella sua raccolta di scritti La solitudine del satiro (Adelphi). Flaiano è spettatore accorto dell'epoca ma è soprattutto scrittore, commediografo, critico teatrale e sceneggiatore di molti film di successo tra cui, appunto La dolce vita. Una Roma, si diceva, dove impazzano i “paparazzi” che immortalano gli artisti fulminandoli con i ripetuti lampi al magnesio delle loro macchine fotografiche creando così i primi “scoop” e inaugurando quel “circo delle celebrità” che si trasformerà nei nostri anni attuali in Gossip, benché quei tempi eroici e fortemente creativi sembrano tanto lontani. Una Roma pulsante con le sue piazzette, i palazzi rinascimentali, le importanti fontane e i monumenti, nei rioni al di qua e al di là del Tevere, con il suo fascino antico e moderno insieme, insomma, che è il simbolo di vagheggiate “Vacanze romane”.
Garinei, Giovannini con Pasquale Festa Campanile, Franciosa e lo zampino di Luigi Magni, le belle scene ed i costumi di Giulio Coltellacci, invece, scelgono di presentare una Roma lontana, dimenticata ai più quella, per intenderci, che ricorda le stampe e gli acquarelli del pittore Bartolomeo Pinelli (1781-1835) che ritraeva una città papalina nella bellezza e nella pigrizia dei suoi paesaggi bucolici, nelle rovine dell'antichità, negli scorci trasteverini, nei “personaggi” di un tempo che lontano. Una Roma descritta negli irridenti sonetti in vernacolo di Gioacchino Belli (1791-1863), la Roma di Rugantino personaggio che prende il nome da una maschera romana di popolano vanesio e attaccabrighe. Ma il Rugantino che da circa 50 anni calca i palcoscenici è un ragazzo sfrontato e pieno di cuore, amante della vita e delle donne, allergico al lavoro che a causa di una scommessa si innamorerà di Rosetta, donna sposata a Gnecco, a tal punto da autoaccusarsi dell'assassinio del marito di quest'ultima, pur essendo innocente. Rugantino, giustiziato da Mastro Titta – figura dapprima severa poi molto umana – morendo dimostrerà di essere un vero uomo. Ecco la catarsi finale, il riscatto pur nella tragedia, e l'elogio di uno dei simboli della Roma immortale. Il tutto accompagnato dall'effervescenza della commedia musicale, dalla tenuta di un ritmo sostenuto da parte degli attori-cantanti, dei ballerini, che non stanca mai e mantiene tesa l'attenzione per l'intera durata dello spettacolo. Uno spettacolo di grande livello, come è nello stile di Garinei & Giovannini, adatto ai palcoscenici mondiali, che allora come oggi invoglia il pubblico ad andare a teatro e a commentare senza posa quanto ha visto proprio come si faceva una volta nei “dopo-teatro”. Così è accaduto per i successi precedenti al Rugantino come: Enrico '61, Un paio d'ali, Alvaro piuttosto corsaro, ecc. e cosi è accaduto per quelli successivi: Rinaldo in campo, Il giorno della tartaruga, Alleluja Brava Gente, Aggiungi un posto a tavola, ecc. Spettacoli che sono rimasti nella memoria dell'Italia, storie scritte in maniera accattivante, leggera, vivide di personaggi multiformi, vera palestra per attori e cantanti e sempre attuali. Come Rugantino, personaggio “vivo” che ha travalicato l'usura degli anni, che continua a riempire i teatri, di certo identificandosi con Roma, diventandone il simbolo ed il suo cuore più profondo.